venerdì 3 maggio 2019

Attenzione all’inquinamento domestico!

Alcuni consigli per scegliere i prodotti utili

Nel periodo primaverile, successivo alle festività pasquali e ai primi tepori, vengono effettuate le prime pulizie. Per poter cominciare, però, è necessario comprendere cosa sia l’inquinamento “indoor”. Questo tipo di inquinamento domestico, detto "indoor", è una forma di contaminazione caratteristica degli spazi chiusi e per affrontarla è necessario scegliere correttamente i materiali, quali prodotti domestici a basso impatto e adatti per pulire la superficie designata. 
L'AISE, International Association for Soaps, Detergents and Maintenance Products, consiglia di:
  • pulire regolarmente anche i luoghi non facilmente accessibili; 
  • leggere accuratamente l’etichetta; 
  • annotare informazioni utili riguardanti l’uso sicuro; 
  • disporre le stanze in modo tale che non esistano spazi difficili da raggiungere. 
Ciò che, senza ombra di dubbio, risulta più immediato è leggere sempre l’etichetta prima di utilizzare qualsiasi prodotto. L’AISE, infatti, rammenta che sono molteplici i fattori che possono condizionare la qualità dell’aria all’interno delle nostre abitazioni, quali ad esempio i prodotti utilizzati come detergenti, il nostro comportamento, la ventilazione, i mobili e i prodotti per edilizia, che producono composti organici volatili (VOC). Questi VOC non sono altro che i composti che respiriamo, che possono essere nocivi, tossici o semplici composti organici che influenzano l’aria delle nostre abitazioni e dei quali non sempre possiamo percepirne l’odore. Proprio per questo l’etichetta assume un ruolo importantissimo e imprescindibile: per conoscere tutte le informazioni necessarie. 

martedì 30 aprile 2019

Al Centro e al Sud mancano gli impianti per ottenere l’energia dai rifiuti

Ispra e Utilitalia: oggi la produzione va bene per 2,8 milioni di famiglie

Il "Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia" di Ispra, il centro studi del Ministero dell'Ambiente, e Utilitalia, la Federazione delle imprese di acqua, ambiente ed energia, presentato a Roma evidenzia che, nel 2017 in Italia, sono stati ricavati 7,6 megawatt di energia (dai termovalorizzatori e dal biometano del compostaggio) dai rifiuti. Questa quantità ha soddisfatto il fabbisogno di quasi 2,8 milioni di famiglie.

Gli impianti, però, scarseggiano e la maggior parte di quelli attivi è al Nord, mentre sia il Centro che il Sud ne possiedono davvero pochi.     Nel 2017, erano attivi 55 impianti di compostaggio dei rifiuti urbani, di cui 47 al Nord, 2 al Centro e 6 al Sud, che hanno trattato 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti, producendo fertilizzante compost e biometano. Secondo quanto previsto, in futuro verranno avviati altri 31 impianti.
Analizzando qualche dato in più, è possibile scoprire che i rifiuti organici, pari a 6,6 milioni di tonnellate, rappresentano il 41,2% della raccolta differenziata. Per la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, nel 2017 erano attivi 87 impianti, di cui 45 al Nord, 17 al Centro e 25 al Sud. Sempre in quell’anno, erano attivi       39 impianti di incenerimento, oggi scesi a 37, di cui 26 al Nord, 7 al Centro e 6 al Sud: al loro interno sono stati trattati 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti e l'85% delle scorie generate sono state avviate a riciclo. Inoltre, gli impianti di digestione anaerobica hanno creato 1,2 milioni di MWh e gli inceneritori 6,4 milioni di MWh, tra produzione elettrica e termica, in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,8 milioni di famiglie. Il 100% dell'energia creata dagli impianti di compostaggio e il 51% dell’energia generata dai termovalorizzatori è rinnovabile e non produce gas serra.

In ultimo, Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia, afferma che “senza impianti di digestione anaerobica e senza inceneritori non si chiude il ciclo dei rifiuti e non si potranno raggiungere i target UE". Infatti, l’UE ha previsto la necessità di scendere al di sotto del 10% della spazzatura in discarica entro il 2035, mentre oggi l’Italia è ferma al 23%. Secondo Brandolini servirebbe “una strategia nazionale per definire i fabbisogni che operi un riequilibrio a livello territoriale, in modo da limitare il trasporto fra diverse regioni e le esportazioni, abbattendo le emissioni di CO2" dai camion.
foto tratta da Smea

venerdì 26 aprile 2019

L’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di laureati

Istat, il belpaese tra luci e ombre. Il tasso di abbandono è alto.

L’istruzione in Italia non gode di “sana e robusta costituzione”. Infatti, il “Rapporto SDGs 2019. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”, diffuso dall’Istat, evidenzia che l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è aumentata in Italia negli ultimi due anni fermandosi al 14,5% nel 2018, e che sussistono tuttora evidenti differenze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno d’Italia.
Le notizie negative, però, non finiscono qui. Infatti, l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono e competenze. In particolar modo, le competenze numeriche, alfabetiche, e per la lingua inglese sono molto esigue per alcuni gruppi di studenti. Questi risultati, alla luce della società odierna, nella quale sono necessarie sempre più competenze per riuscire ad emergere, risultano estremamente sconfortanti. Inoltre, il numero di ragazzi iscritti al terzo anno delle scuole secondarie di primo grado (scuole medie) che non raggiungono la sufficienza è del 34,4% per le competenze alfabetiche e del 40,1% per le competenze matematiche; diversamente accade per le ragazze, delle quali il 38,5% trova difficoltà per le competenze alfabetiche e il 41,7% per quelle matematiche. Purtroppo, anche il dato territoriale incide: Campania, Calabria e Sicilia sono le Regioni che presentano le percentuali più alte di studenti con scarse competenze alfabetiche e numeriche.
A livello nazionale, invece, solo il 27,9% dei giovani 30-34enni possiede un titolo terziario. In questo modo, l’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 (26-27%) è stato raggiunto, anche se il livello rimane di gran lunga peggiore della media europea e superiore soltanto a quello della Romania. Questo dato varia anche da genere a genere: tra le donne, la quota di 30-34enni laureate è del 34%, tra gli uomini del 21,7%.
In definitiva, non resta che considerare questi dati impietosi alla luce delle innumerevoli politiche che, nell’ultimo decennio, hanno stravolto il mondo scolastico e accademico. Difatti, sembra che ogni governo, che sia di centrodestra o centrosinistra, una volta eletto, debba a tutti costi modificare l’istruzione. Così facendo, è stato creato un caos di dimensioni ragguardevoli, senza che fosse possibile una programmazione seria e responsabile. Giunti a questo punto, servirebbe una progettazione a lungo termine e di ampio respiro, frutto di una tavola rotonda tra tutte le forze politiche, senza alcuno steccato ideologico o partitico. Infatti, questi ultimi nuocciono gravemente alla salute dell’istruzione.

martedì 23 aprile 2019

Entro due anni le discariche italiane saranno piene

La situazione è già tragica nel Mezzogiorno. Tra un anno anche il Centro avrà seri problemi.

Fise Assoambiente ha presentato a Roma un rapporto dal quale emerge che “entro due anni le discariche saranno sature in tutto il Paese”. A quanto pare, la situazione è già tragica al Mezzogiorno. In Italia, ad oggi, vengono prodotte 135 milioni di speciali e circa 30 di rifiuti urbani, di cui il 65% (92 milioni di tonnellate) e il 47% (15 milioni di tonnellate)" vengono avviate al riciclo.
Visti questi dati allarmanti, sembra necessario riconsiderare la gestione delle discariche. Infatti, per riuscire a raggiungere gli obiettivi fissati al 2035, il belpaese dovrà "riconsiderare la gestione delle discariche, facendo riferimento a impianti moderni e sostenibili a cui destinare esclusivamente le frazioni residuali trattate”. Oggi, continua il rapporto, la capacità residua ha un'autonomia limitata: tra circa 2 anni sarà esaurita la capienza delle discariche del nord del Paese, tra meno di un anno stesso destino toccherà al Centro, mentre diverse aree del Sud sono già oggi in emergenza".

Perciò, per rendere concreto e compiuto il modello di economia circolare, è necessario aumentare il riciclo e il recupero energetico per minimizzare l'uso delle discariche. Infatti, per raccogliere la sfida europea della Circular economy (65% di riciclo effettivo e 10% in discarica al 2035 per i rifiuti urbani), occorre aumentare la raccolta differenziata fino all’80% e la capacità di riciclo (+4 mln di tonnellate) del nostro Paese.

domenica 21 aprile 2019

Creare una holding per gestire l’immenso patrimonio dei beni confiscati alle mafie

Ecco l’idea del Presidente dell'Eurispes

Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, durante il convegno “Beni confiscati: razionalizzazione delle procedure di gestione e destinazione”, organizzato presso il Circolo Antico Tiro a Volo a Roma e a cui hanno partecipato avvocati, magistrati e rappresentanti dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati, lancia un’idea notevole: creare una holding per gestire l’immenso patrimonio dei beni confiscati alle mafie che, secondo alcune stime, supererebbe i 30 miliardi di euro. Così facendo, verrebbe creata una sorta di “IRI 2.0” con la più alta concentrazione di capitale in Italia, maggiore di Assicurazioni Generali, Eni, Leonardo, Poste Italiane e Intesa San Paolo. Il numero uno dell’Eurispes ha affermato che "l’enorme patrimonio accumulato con le confische dei beni della criminalità organizzata e delle mafie deve essere messo a frutto e gestito con criteri manageriali, come si farebbe con una azienda o un insieme di aziende, facenti capo ad un unico soggetto finanziario". Una holding in tutto e per tutto.
Analizzando i dati forniti dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, a 2018 concluso, nei sistemi informativi risultavano 65.502 beni confiscati e/o sequestrati, nell’ambito di procedimenti giudiziari effettuati su tutta la penisola. Sono immobili (31,158), mobili registrati (14.479), beni finanziari (11.544), aziende (4.759) e mobili (3.562).
Fara ha aggiunto che "non è sufficiente confiscare i beni ai criminali, ma è necessario evitare che la ricchezza che quei beni possono rappresentare per la collettività vada perduta". Per questo motivo, è d’uopo promuovere qualsiasi intervento volto a reinserire questi beni nel circolo virtuoso dell’economia legale, rendendoli davvero produttivi. In ultimo, il Presidente dell’Eurispes ha affermato che "l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha svolto, negli ultimi anni, un lavoro enorme, considerando la scarsità di mezzi e del personale a disposizione" e che "il Decreto Sicurezza si è fatto carico di potenziare l'organico dell'Agenzia con l'assunzione di nuovo personale". 
Questa proposta, evidentemente rivoluzionaria e densa di significato, andrebbe tenuta seriamente in considerazione, in vista di una maggiore valorizzazione di tutti quei beni che, ogni anno, vengono incamerati dall'Agenzia Nazionale dei beni confiscati.

giovedì 18 aprile 2019

La bioeconomia equivale al 10% del Pil

Le startup si rivelano importantissime. Necessaria meno burocrazia.

La bioeconomia, cioè un’economia socialmente ed ecologicamente sostenibile, cresce in Italia, totalizzando due milioni di addetti e un valore della produzione di 328 miliardi di euro, ossia il 10,1% del Pil. Per mezzo di questi risultati, il belpaese riesce a competere a grandi livelli all’interno dell’Unione Europea, in particolare nei settori che utilizzano materie prime rinnovabili di origine biologica.
In questo panorama, le attrici protagoniste sono le startup innovative. Queste realtà, però, necessitano di maggiori investimenti e meno burocrazia per misurarsi su scala internazionale. La necessità di interventi di tal genere è evidenziata da “BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative”, organizzata da Assobiotec-Federchimica, Intesa Sanpaolo Innovation Center e Cluster Nazionale della Chimica Verde Spring, per rendere possibile un incontro positivo con finanziatori.
Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec-Federchimica, afferma che è “sempre più necessario insistere per creare un ambiente favorevole allo sviluppo della ricerca e dell'innovazione biotecnologica in Italia”. Inoltre, sempre secondo il numero uno di Assobiotec-Federchimica, è utile investire sulla crescita imprenditoriale dei ricercatori e sulle competenze di trasferimento tecnologico.
In ultimo, è d’uopo attuare operazioni di defiscalizzazione e di riduzione della burocrazia. Infatti, solo in questo modo, incentivi e innovazioni a parte, è possibile aumentare la competitività delle realtà italiane, esportando l’eccellenza del “made in Italy” in giro per il mondo.

mercoledì 17 aprile 2019

20 mila veicoli elettrici e 5 mila colonnine di ricarica

Secondo Motus-E è necessaria una visione industriale per la mobilità

Il segretario di Motus-E, l’associazione italiana per lo sviluppo della mobilità elettrica, Dino Marcozzi, durante l’evento annuale riguardo i principali interpreti del cambiamento, ha affermato che “in Italia il parco circolante elettrico è formato da circa 20 mila veicoli contro i 38 milioni a combustibili fossili, mentre le infrastrutture di ricarica sono poco più di 5.000". L’auspicio è che, per il 2019, vengano coinvolti nuovi attori della scena industriale italiana per dare quella spinta in più alla e-mobility, in modo tale da costruire un piano organico e una visione industriale.
Marcozzi ha evidenziato che “la crescita del settore ha alcuni importanti risvolti pratici di cui Motus-e si sta occupando in maniera attiva: è necessaria una riconversione dei modelli scolastici e accademici, per questo abbiamo lanciato una "call for startup" e una 'call for ideas', e abbiamo avviato dei percorsi accademici post-lauream ad hoc con le migliori realtà universitarie italiane, senza dimenticare la formazione dei tecnici meccatronici, vero e proprio bacino occupazionale del futuro”.
L’evento è stato inaugurato con la prima parte della giornata dedicata alle startup e ai progetti più innovativi della mobilità elettrica. L’obiettivo principale, infatti, è comprendere lo stato attuale della mobilità per crescere e migliorare sensibilmente. Motus-E, di concerto con Tree, ha gratificato le imprese che hanno messo a punto idee valide per la transizione verso un nuovo modo di intendere la mobilità sostenibile. UN altro importante obiettivo è far sì che il belpaese, grazie al sostegno delle PA, riesca a diventare un mercato di riferimento.