venerdì 26 aprile 2019

L’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di laureati

Istat, il belpaese tra luci e ombre. Il tasso di abbandono è alto.

L’istruzione in Italia non gode di “sana e robusta costituzione”. Infatti, il “Rapporto SDGs 2019. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”, diffuso dall’Istat, evidenzia che l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è aumentata in Italia negli ultimi due anni fermandosi al 14,5% nel 2018, e che sussistono tuttora evidenti differenze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno d’Italia.
Le notizie negative, però, non finiscono qui. Infatti, l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono e competenze. In particolar modo, le competenze numeriche, alfabetiche, e per la lingua inglese sono molto esigue per alcuni gruppi di studenti. Questi risultati, alla luce della società odierna, nella quale sono necessarie sempre più competenze per riuscire ad emergere, risultano estremamente sconfortanti. Inoltre, il numero di ragazzi iscritti al terzo anno delle scuole secondarie di primo grado (scuole medie) che non raggiungono la sufficienza è del 34,4% per le competenze alfabetiche e del 40,1% per le competenze matematiche; diversamente accade per le ragazze, delle quali il 38,5% trova difficoltà per le competenze alfabetiche e il 41,7% per quelle matematiche. Purtroppo, anche il dato territoriale incide: Campania, Calabria e Sicilia sono le Regioni che presentano le percentuali più alte di studenti con scarse competenze alfabetiche e numeriche.
A livello nazionale, invece, solo il 27,9% dei giovani 30-34enni possiede un titolo terziario. In questo modo, l’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 (26-27%) è stato raggiunto, anche se il livello rimane di gran lunga peggiore della media europea e superiore soltanto a quello della Romania. Questo dato varia anche da genere a genere: tra le donne, la quota di 30-34enni laureate è del 34%, tra gli uomini del 21,7%.
In definitiva, non resta che considerare questi dati impietosi alla luce delle innumerevoli politiche che, nell’ultimo decennio, hanno stravolto il mondo scolastico e accademico. Difatti, sembra che ogni governo, che sia di centrodestra o centrosinistra, una volta eletto, debba a tutti costi modificare l’istruzione. Così facendo, è stato creato un caos di dimensioni ragguardevoli, senza che fosse possibile una programmazione seria e responsabile. Giunti a questo punto, servirebbe una progettazione a lungo termine e di ampio respiro, frutto di una tavola rotonda tra tutte le forze politiche, senza alcuno steccato ideologico o partitico. Infatti, questi ultimi nuocciono gravemente alla salute dell’istruzione.

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