martedì 30 aprile 2019

Al Centro e al Sud mancano gli impianti per ottenere l’energia dai rifiuti

Ispra e Utilitalia: oggi la produzione va bene per 2,8 milioni di famiglie

Il "Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia" di Ispra, il centro studi del Ministero dell'Ambiente, e Utilitalia, la Federazione delle imprese di acqua, ambiente ed energia, presentato a Roma evidenzia che, nel 2017 in Italia, sono stati ricavati 7,6 megawatt di energia (dai termovalorizzatori e dal biometano del compostaggio) dai rifiuti. Questa quantità ha soddisfatto il fabbisogno di quasi 2,8 milioni di famiglie.

Gli impianti, però, scarseggiano e la maggior parte di quelli attivi è al Nord, mentre sia il Centro che il Sud ne possiedono davvero pochi.     Nel 2017, erano attivi 55 impianti di compostaggio dei rifiuti urbani, di cui 47 al Nord, 2 al Centro e 6 al Sud, che hanno trattato 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti, producendo fertilizzante compost e biometano. Secondo quanto previsto, in futuro verranno avviati altri 31 impianti.
Analizzando qualche dato in più, è possibile scoprire che i rifiuti organici, pari a 6,6 milioni di tonnellate, rappresentano il 41,2% della raccolta differenziata. Per la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, nel 2017 erano attivi 87 impianti, di cui 45 al Nord, 17 al Centro e 25 al Sud. Sempre in quell’anno, erano attivi       39 impianti di incenerimento, oggi scesi a 37, di cui 26 al Nord, 7 al Centro e 6 al Sud: al loro interno sono stati trattati 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti e l'85% delle scorie generate sono state avviate a riciclo. Inoltre, gli impianti di digestione anaerobica hanno creato 1,2 milioni di MWh e gli inceneritori 6,4 milioni di MWh, tra produzione elettrica e termica, in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,8 milioni di famiglie. Il 100% dell'energia creata dagli impianti di compostaggio e il 51% dell’energia generata dai termovalorizzatori è rinnovabile e non produce gas serra.

In ultimo, Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia, afferma che “senza impianti di digestione anaerobica e senza inceneritori non si chiude il ciclo dei rifiuti e non si potranno raggiungere i target UE". Infatti, l’UE ha previsto la necessità di scendere al di sotto del 10% della spazzatura in discarica entro il 2035, mentre oggi l’Italia è ferma al 23%. Secondo Brandolini servirebbe “una strategia nazionale per definire i fabbisogni che operi un riequilibrio a livello territoriale, in modo da limitare il trasporto fra diverse regioni e le esportazioni, abbattendo le emissioni di CO2" dai camion.
foto tratta da Smea

Nessun commento:

Posta un commento