Una soluzione al problema dell’acqua potabile proposta in Australia attraverso un impianto pilota
Il problema della
scarsità di acqua potabile è sempre più evidente. Nel 2015, ad esempio, tre
persone su dieci (https://avapertisverbis.blogspot.com/2019/03/acqua-per-tutti-ancora-un-miraggio.html)
non avevano accesso all’acqua potabile sicura, cioè poco più di
due miliardi di persone. Alcuni ricercatori della Queensland University of Technology hanno
ideato un sistema di filtrazione a basso costo, che opera attraverso una
speciale membrana e utilizza il calore di scarto industriale o quello del sole
per purificare l’acqua.
Gli studiosi sono stati capaci di filtrare e rendere
abbastanza pura sia l’acqua salata che quella di un pozzo, in modo tale da
utilizzarla per irrigare i campi o per dissetarsi. L’impianto pilota,
approntato dalla squadra, consente di sperimentare la tecnologia che permetterebbe
di lottare contro la siccità, usufruendo dell’acqua dei pozzi ad alto contenuto
di sali. Graeme Millar, della Facoltà di scienza e ingegneria dell'università, nonché
responsabile del progetto, ha affermato all’emittente radiofonica nazionale Abc
che la tecnologia è stata approntata in questi quattro anni, grazie alla
partecipazione di un team di ricercatori nipponici. Il fondamento del sistema è
da rintracciare nella possibilità di riscaldare acqua salata o impura, cosicché
venga prodotto vapore da trasferire attraverso la membrana.
La metafora utilizzata da Millar è emblematica,
infatti afferma che “è come quando si fa una doccia calda, cioè si accumula
vapore che si condensa sullo specchio freddo del bagno: l'acqua condensata è
acqua pura.” L’impianto sperimentale presente a Brisbane tratterà quasi mille
litri di acqua al giorno per sei mesi. Nel caso in cui dovesse rivelarsi un
sistema efficace, verranno condotti ulteriori studi in altre località. Inoltre,
Millar aggiunge che “se la tecnologia dovesse essere commercializzata, potrebbe
essere installata presso siti industriali per usufruire del calore di scarto
prodotto.” Inoltre, questo progetto potrebbe essere utilizzato anche in zone
colpite dai disastri naturali, luoghi nei quali le forniture idriche non sono
sempre garantite. Gli impianti sono portatili e piccoli, perciò possono entrare
in un container e sono autoalimentati.
In definitiva, il sistema realizzato dagli studiosi
australiani sembra efficace. La speranza è che possa rivelarsi utile, in modo
tale da utilizzarlo su larga scala.
Nessun commento:
Posta un commento