sabato 6 aprile 2019

Lo stretto di Messina è una “discarica”

“Saremo ricordati come l'epoca della geo-monnezza”. Il fondale che divide Calabria e Sicilia è la “culla” di auto, materassi, pneumatici e quant’altro. 

La “striscia” di mare che separa il Continente dalla Trinacria è zeppa di rifiuti. Ma come è potuto succedere? La risposta è semplice ed intuitiva. Spesso, le fiumare vengono adoperate quali discariche, luoghi dove liberarsi di rifiuti ingombranti e non di rado pericolosi, che puntualmente giungono in mare in seguito alle piogge forti. I ricercatori del Cnr, in collaborazione con la Sapienza, hanno portato alla luce una situazione di degrado inimmaginabile, avvalendosi di alcune telecamere piazzate su un robot subacqueo Rov. In particolare, il quotidiano La Repubblica ha approfondito la questione, svelando la presenza di una cucina, con annesso mestolo e pentola, adagiata sul fondale.


Martina Pierdomenico, naturalista del Cnr, ha detto di aver trovato quattromila pezzi in tutto, tra quelli identificabili, e quasi la metà ha dimensioni fra 10 e 50 centimetri. Secondo quanto rivelato, la concentrazione maggiore è sul versante siciliano, con un record di 200 rifiuti in 10 metri. Anche se il problema rimane comunque di entrambe le sponde. 

Ma quali sono i materiali più presenti sul fondale? La plastica morbida, cioè le buste e i sacchetti di plastica, è la più presente, tanto da formare il 52,4% dei rifiuti totali; al secondo posto, vi è la plastica dura, che rappresenta il 26,1%; medaglia di bronzo, invece, per i materiali da costruzione, che rappresentano il 3,4%. A seguire vi sono anche i metalli (2,5%), i tessuti (2,4%), gli pneumatici (1,8%) e in quantità più esigue legname, vetro, materiali non ben identificati e attrezzatura per la pesca. Un’altra nota negativa è la presenza di un’auto sepolta a 510 m nel canale di San Gregorio (Reggio Calabria) o delle quattro piccole barche nel canale 1 di Tremestieri tra 580 e 520 m di profondità.

In definitiva, ciò che emerge non è per nulla confortante. I fondali sono diventati delle discariche, peraltro non sotto gli occhi di tutti e quindi ritenute “meno deprecabili”. La maggior parte di questi rifiuti giunge lì perché trasportata dai fiumi, dal vento o viene gettata volutamente in mare. Inoltre, il tratto siciliano presenta una quantità maggiore di rifiuti, probabilmente a causa della “maggiore pressione antropica” e della differente morfologia del fondale, che è meno ripido di quello calabrese e quindi più soggetto al rischio “deposito”.

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