“Saremo ricordati come l'epoca della geo-monnezza”. Il fondale che divide Calabria e Sicilia è la “culla” di auto, materassi, pneumatici e quant’altro.
La
“striscia” di mare che separa il Continente dalla Trinacria è zeppa di rifiuti.
Ma come è potuto succedere? La risposta è semplice ed intuitiva. Spesso, le
fiumare vengono adoperate quali discariche, luoghi dove liberarsi di rifiuti
ingombranti e non di rado pericolosi, che puntualmente giungono in mare in
seguito alle piogge forti. I
ricercatori del Cnr, in collaborazione con la Sapienza, hanno portato alla luce
una situazione di degrado inimmaginabile, avvalendosi di alcune telecamere piazzate
su un robot subacqueo Rov. In particolare, il quotidiano La Repubblica ha
approfondito la questione, svelando la presenza di una cucina, con annesso
mestolo e pentola, adagiata sul fondale.
Martina Pierdomenico, naturalista del
Cnr, ha detto di aver trovato quattromila pezzi in tutto, tra quelli
identificabili, e quasi la metà ha dimensioni fra 10 e 50 centimetri.
Secondo quanto rivelato, la concentrazione maggiore è sul versante siciliano,
con un record di 200 rifiuti in 10 metri. Anche se il problema rimane comunque
di entrambe le sponde.
Ma quali
sono i materiali più presenti sul fondale? La plastica morbida, cioè le buste e
i sacchetti di plastica, è la più presente, tanto da formare il 52,4% dei
rifiuti totali; al secondo posto, vi è la plastica dura, che rappresenta il
26,1%; medaglia di bronzo, invece, per i materiali da costruzione, che
rappresentano il 3,4%. A seguire vi sono anche i metalli (2,5%), i tessuti
(2,4%), gli pneumatici (1,8%) e in quantità più esigue legname, vetro, materiali
non ben identificati e attrezzatura per la pesca. Un’altra nota negativa è la
presenza di un’auto sepolta a 510 m nel canale di San Gregorio (Reggio
Calabria) o delle quattro piccole barche nel canale 1 di Tremestieri tra 580 e
520 m di profondità.
In definitiva, ciò che emerge non è per
nulla confortante. I fondali sono diventati delle discariche, peraltro non
sotto gli occhi di tutti e quindi ritenute “meno deprecabili”. La maggior parte
di questi rifiuti giunge lì perché trasportata dai fiumi, dal vento o viene gettata volutamente in mare.
Inoltre, il tratto siciliano presenta una quantità maggiore di rifiuti,
probabilmente a causa della “maggiore pressione antropica” e della differente
morfologia del fondale, che è meno ripido di quello calabrese e quindi più soggetto
al rischio “deposito”.
Nessun commento:
Posta un commento