Le norme riguardanti la tracciabilità dei rifiuti speciali delle imprese cambiano, in seguito alla conversione in legge del decreto “Semplificazioni” (d.l. 14 dicembre 2018 n. 135), che conferma l’abrogazione del Sistri.
In un
articolo precedente ho trattato la definizione di rifiuti speciali e quali
vadano considerati tali [https://avapertisverbis.blogspot.com/2019/02/cosa-sono-i-rifiuti.html]. È indubbio che l’arrivo di un nuovo sistema per la gestione dei rifiuti
speciali cambi molte cose. Infatti, è stato istituito il “Registro elettronico
nazionale per la tracciabilità dei rifiuti” che verrà amministrato senza
intermediari dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del
mare. Dovranno registrarsi a questo registro elettronico tutti gli enti e le
imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti; enti e imprese commercianti
e intermediari di rifiuti pericolosi; coloro che producono rifiuti pericolosi;
enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo
professionale; consorzi istituiti per il recupero e il riciclo di particolari
tipologie di rifiuti; per quanto concerne i rifiuti non pericolosi, i soggetti
previsti all’art.189, co. 3 del D.lgs. 152/2006.
Quali sono le differenze con il Sistri? A differenza di quanto si verificava precedentemente, la registrazione al Registro elettronico
è obbligatoria per tutte le aziende che producono rifiuti pericolosi, a
prescindere dal numero di dipendenti, ma rimane facoltativa per coloro che
producono rifiuti non pericolosi. Per statuire i termini di iscrizione,
l’ammontare del contributo, le sanzioni e quant’altro, si renderà necessario un
decreto del Ministero dell’Ambiente. Fin quando il nuovo registro non sarà
operativo, coloro che sono soggetti alla tracciabilità useranno il vecchio
sistema.
Le parole del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa
lasciano ben sperare. Egli sostiene che “il Sistri è stato uno dei più grandi
sprechi nella gestione dei rifiuti speciali”, mai entrato effettivamente in
funzione, ma che "ha comportato costi sostenuti dalle imprese coinvolte e dallo Stato,
che hanno superato i 141 milioni di euro dal 2010 ad oggi.” Secondo i calcoli
effettuati dal Ministero, la tracciabilità, con il sistema attuale, è del 65% dei rifiuti speciali, ma “l’obiettivo
è arrivare almeno al 90% facendo risparmiare soldi e tempo alle
aziende”. Costa, in ultimo, aggiunge che “la strada indicata è quella di una
sorta di Sistri 2.0, che digitalizzi l’intera
tracciabilità dei rifiuti e i documenti fiscali, superando in tal modo
il doppio binario cartaceo/digitale e il registro di carico e scarico”.
Questo nuovo sistema sembra avere le carte in regola
per fare meglio del precedente. Speriamo che possa esserci un miglioramento
effettivo circa la tracciabilità dei rifiuti speciali, che deve “arrivare
almeno al 90%” come ha sostenuto lo stesso Costa. Attendiamo nuovi sviluppi.
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