martedì 12 febbraio 2019

L'Italia, terra di sole, mare e (purtroppo) abusi edilizi.


I numeri, sfortunatamente, parlano chiaro e il trend negativo continua.


In Italia il numero di costruzioni abusive, spesso ad uso abitativo, continua ad essere inesorabilmente troppo alto. Ma quando si parla di “abusivismo edilizio”, cosa si intende realmente? Ebbene, gli abusi edilizi non sono altro che illeciti urbanistici, cioè costruzioni che non rispettano le normative di legge vigenti, il piano regolatore urbano e che non di rado rinvigoriscono i già floridi traffici della criminalità organizzata, con l’utilizzo di materiali a basso costo ma non omologati. Per fare luce su questo problematico “caso”, bisogna rintracciarne le radici nel Secondo Dopoguerra. In quel periodo infatti, poiché l’Italia, da sconfitta, aveva subìto un forte impoverimento, le esigenze primarie rispondevano indubbiamente a semplici pasti ma ancor di più ad un focolare domestico da poter condividere con i propri congiunti. Quindi spesso succedeva che gruppi di persone si unissero per lavorare alla costruzione di “baracche”, di norma con pochi vani, che abitualmente venivano ultimate in una sola notte: tanto che, nel successivo boom edilizio, furono tantissimi i quartieri che si svilupparono sulle costruzioni preesistenti, sulle quali è più che lecito dubitare in quanto a stabilità e corretta progettazione. Senza tener conto che, oltre ai problemi già citati, si aggiungeva un’urbanizzazione ai limiti del selvaggio, che portava a dover edificare in località poco sicure (soggette a frequenti scosse sismiche) oltre che limitrofe al mare (le classiche abitazioni estive odierne che si affacciano direttamente sulla spiaggia!). Sono indubbie le conseguenze che tutto ciò ha prodotto fino ai giorni nostri: esempio più che evidente risultano essere le frequenti scosse sismiche che, anche se non particolarmente elevate, causano elevati danni. Per avere maggiore contezza di questa situazione, basta leggere i seguenti numeri: nel 2016, stando al BES (“Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile”), il numero di abitazioni abusive costruite per ogni cento abitazioni legali era il 19,6, poi sceso al 19,4 nel 2017. Inoltre, per una completa ed approfondita comprensione, non si può prescindere da un’ulteriore analisi, cioè quella relativa al dato territoriale (differenze Nord e Centro-Sud). Il Nord-Est, la zona oggettivamente più virtuosa, totalizza il 5,5 nel 2017; il Nord-Ovest registra un 5,9; le regioni del Centro totalizzano un 20,7; le regioni del Sud registrano un abbattente 49,9; in ultimo, le Isole presentano un 47,1. Al di là dei dati del BES, è ancora più utile menzionare i dati del rapporto “Abbatti l’abusodi Legambiente (2018), redatto e presentato a Palermo. In particolare, bisogna ricordare che nel momento in cui un edificio viene colpito da ordine di abbattimento deve essere demolito entro novanta giorni. In caso contrario, l’edificio diventa di proprietà del Comune, che ha facoltà di scegliere se abbatterlo o destinarlo ad usi pubblici. Ma i dati smentiscono tali scelte. Secondo il sopracitato rapporto, le acquisizioni comunali sono state 1.850, su un totale di 57.432 abusi non demoliti (il 3% circa). I dati oscillano in base alla Regione di riferimento. In Campania, il 97% delle case abusive costruite negli ultimi 14 anni non è stato demolito, in Calabria sono state effettuate il 6% di demolizioni e in Puglia il 16.4%. In Friuli Venezia-Giulia gli abbattimenti eseguiti corrispondono al 65.1% degli abusi, in Lombardia al 37.3%, in Veneto al 31.5% e in Toscana al 24.8%.

Ma, a questo punto, quali potrebbero essere le soluzioni alla piaga dell’abusivismo? Cercherò di offrirvi qualche spunto. In primo luogo, in una vecchia proposta di legge, Legambiente aveva proposto una misura drastica, ma più che utile: nel caso in cui i Comuni non dovessero provvedere a regolarizzare e a smaltire le pratiche di abbattimento degli immobili abusivi entro tempi ragionevoli, si procederebbe allo scioglimento dei Consigli. Questa eventualità risulta particolarmente dura ma democratica, quindi auspicabile, e potrebbe rappresentare una sorta di “deterrente”. In secondo luogo, sarebbe auspicabile un “calendario” degli abbattimenti ad opera dei Comuni, da seguire tassativamente, cosicché i cittadini siano informati circa lo svolgimento di queste attività: in caso di mancate “promesse”, i cittadini potrebbero far valere la “responsabilità politica” degli amministratori, per mezzo dell’opposizione o con l’eventualità di non rieleggere, nelle successive consultazioni elettorali, gli stessi individui. In ultimo, una legge efficace dovrebbe prevedere una distinzione evidente e tangibile tra le diverse tipologie di illecito urbanistico, disponendo sanzioni più pesanti per chi costruisce in assenza di un permesso, e più lievi per chi, in presenza di un permesso, ecceda le disposizioni previste.


Panoramica sugli abusi edilizi e le eventuali soluzioni

Nessun commento:

Posta un commento