sabato 9 febbraio 2019

Italia, investiamo nella cultura!


L’Italia conferma la sua natura “artistica”. Nel belpaese un comune su tre ospita un Museo, cioè esiste un Museo ogni 12mila abitanti. Le Regioni con più strutture museali (29% del tot.) sono Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia. Nel Mezzogiorno si concentra invece oltre la metà delle aree archeologiche (50,8%). Inoltre, esistono più musei etnografici, antropologici o di arte antica. Questi dati (2017, fonte ISTAT, https://www.istat.it/it/archivio/226510 ) rilevano una massiccia presenza museale, alla quale, sfortunatamente, non fa eco un’identica “digitalizzazione” dei servizi offerti dai poli museali.  Infatti, il Sole 24 ore, in una sua ricerca, evidenzia che il 52% dei musei è “social” ma la fruizione delle opere online è abbastanza limitata. Perciò, per quanto concerne questo aspetto, le istituzioni culturali devono affrontare una sfida ardua ma al passo con i tempi. Bisogna mutare le modalità di divulgazione del proprio patrimonio, come afferma al Sole 24 ore Michela Arnaboldi, direttore scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale dei Beni e Attività Culturali, al fine di venire incontro alle nuove esigenze degli utenti.
Qualche anno addietro, nel 2015, l’ISTAT spiegava che, tra i musei, i siti web rappresentavano il servizio più diffuso (57%), seguiti dai vari “social network” (41%), mentre QR code, catalogo accessibile online o visita virtuale del museo dal sito web avevano tutte un'adozione tra il 13 e il 14%. Già qualche tempo dopo, i musei incrementavano l'impiego dei siti web (57%) e dei social network (52%). Un ulteriore problema è rappresentato dalla possibilità di tradurre i testi in lingue straniere (54% dei casi) o l’eventualità di acquistare online materiale riguardante il museo (6%) o crowdfunding (1%). Però, esistono alcuni Musei che hanno reso i social una delle loro armi di forza, riuscendo a raggiungere buonissimi risultati. E’ il caso dei Musei Vaticani, seguiti dalla Reggia de La Venaria Reale e dal MAXXI al terzo posto, che hanno totalizzato il maggior numero di “mi piace” sulle loro pagine Facebook (indagine dell’Osservatorio, vd. sopra).

Senza annoiare ulteriormente i lettori con altre percentuali e dati, cui prodest? Perché ho voluto riportare percentuali relative ad annate passate (2015, 2016 e 2017)? La questione è importante e la spiegherò subito. Seguendo la linea “social” intrapresa da numerosi musei, ritengo che ogni struttura museale debba dotarsi di un sito web e almeno un profilo social. Cambiati i tempi, cambiano anche i mezzi di comunicazione. Ciò non vuol dire venir meno alla classica “fruizione” delle bellezze offerte dai nostri poli museali, ma invogliare i visitatori sfruttando le nuove tecnologie. Di conseguenza, cosa succederebbe se i musei si dotassero di maggiori funzioni digitali? Nel caso in cui le strutture museali decidessero di raccogliere questa sfida, potrebbero investire in risorse umani (nuovi dipendenti) che abbiano le competenze necessarie per digitalizzare il patrimonio artistico. Per di più, secondo la Oxford Economics, se la prospettiva sopracitata diventasse realtà, il Pil crescerebbe dell’1% e la domanda turistica del 10%, percentuali pari a circa 250 mila nuovi posti di lavoro!   
Questa breve ricerca dimostra che l’incremento dei contenuti digitali favorirebbe l’espansione del settore turistico, con ricadute più che positive sulla nostra economia. Perciò, in linea con quanto riportato, risulta evidente che il sistema attuale vada rivisto e potenziato, avvalendosi di esperti del settore. Forse è giunta l’ora di investire nella cultura, cioè nel nostro futuro. Con la cultura si cresce, si migliora e si lavora. 

https://www.istat.it/it/archivio/musei




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