L’Italia
conferma la sua natura “artistica”. Nel belpaese un comune su tre ospita un
Museo, cioè esiste un Museo ogni 12mila abitanti. Le Regioni con più strutture
museali (29% del tot.) sono Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia. Nel
Mezzogiorno si concentra invece oltre la metà delle aree archeologiche (50,8%).
Inoltre, esistono più musei etnografici, antropologici o di arte antica. Questi
dati (2017, fonte ISTAT, https://www.istat.it/it/archivio/226510
) rilevano una massiccia presenza museale, alla quale, sfortunatamente, non fa
eco un’identica “digitalizzazione” dei servizi offerti dai poli museali. Infatti,
il Sole 24 ore, in una sua ricerca, evidenzia che il 52% dei musei è “social”
ma la fruizione delle opere online è abbastanza limitata. Perciò, per quanto
concerne questo aspetto, le istituzioni culturali devono affrontare una sfida
ardua ma al passo con i tempi. Bisogna mutare le modalità di divulgazione del
proprio patrimonio, come afferma al Sole 24 ore Michela Arnaboldi, direttore
scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale dei Beni e Attività
Culturali, al fine di venire incontro alle nuove esigenze degli utenti.
Qualche anno
addietro, nel 2015, l’ISTAT spiegava che, tra i musei, i siti web
rappresentavano il servizio più diffuso (57%), seguiti dai vari “social
network” (41%), mentre
QR code, catalogo accessibile online o visita virtuale del museo dal sito web
avevano tutte un'adozione tra il 13 e il 14%. Già qualche tempo dopo, i musei
incrementavano l'impiego dei siti web (57%) e dei social network (52%). Un
ulteriore problema è rappresentato dalla possibilità di tradurre i testi in
lingue straniere (54% dei casi) o l’eventualità di acquistare online materiale
riguardante il museo (6%) o crowdfunding (1%). Però, esistono alcuni Musei che hanno reso i social una delle loro armi
di forza, riuscendo a raggiungere buonissimi risultati. E’ il caso dei Musei
Vaticani, seguiti dalla Reggia de La Venaria Reale e dal MAXXI al terzo posto,
che hanno totalizzato il maggior numero di “mi piace” sulle loro pagine
Facebook (indagine dell’Osservatorio, vd. sopra).
Senza annoiare ulteriormente i lettori con altre percentuali e dati, cui
prodest? Perché ho voluto riportare percentuali relative ad annate passate
(2015, 2016 e 2017)? La questione è importante e la spiegherò subito. Seguendo
la linea “social” intrapresa da numerosi musei, ritengo che ogni struttura
museale debba dotarsi di un sito web e almeno un profilo social. Cambiati i
tempi, cambiano anche i mezzi di comunicazione. Ciò non vuol dire venir meno
alla classica “fruizione” delle bellezze offerte dai nostri poli museali, ma
invogliare i visitatori sfruttando le nuove tecnologie. Di conseguenza, cosa
succederebbe se i musei si dotassero di maggiori funzioni digitali? Nel
caso in cui le strutture museali decidessero di raccogliere questa sfida,
potrebbero investire in risorse umani (nuovi dipendenti) che abbiano le competenze
necessarie per digitalizzare il patrimonio artistico. Per di più, secondo la
Oxford Economics, se la prospettiva sopracitata diventasse realtà, il Pil
crescerebbe dell’1% e la domanda turistica del 10%, percentuali pari a circa
250 mila nuovi posti di lavoro!
Questa
breve ricerca dimostra che l’incremento dei contenuti digitali favorirebbe
l’espansione del settore turistico, con ricadute più che positive sulla nostra
economia. Perciò, in linea con quanto riportato, risulta evidente che il
sistema attuale vada rivisto e potenziato, avvalendosi di esperti del settore. Forse è
giunta l’ora di investire nella cultura, cioè nel nostro futuro. Con la cultura
si cresce, si migliora e si lavora.
https://www.istat.it/it/archivio/musei
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