Nello stesso anno ci sono state circa 170 frane. Resta alta la minaccia alla biodiversità.
Clima, biodiversità,
qualità delle acque interne, inquinamento atmosferico, mare e ambiente
costiero, rifiuti, agenti fisici e suolo: ecco alcune importantissime tematiche
trattate durante l’edizione 2018 dell’Annuario dei dati ambientali ISPRA, la
pubblicazione scientifica realizzata di concerto con il SNPA (Sistema Nazionale
per la Protezione dell’Ambiente).
Iniziamo a commentare il
notevole resoconto partendo dal clima. La particolarità ragguardevole del clima
(2017) in Italia è stata (purtroppo) la siccità: infatti a causa di questo
dato, il 2017 occupa il secondo posto tra gli anni più secchi, appena dopo il
2001, in una classifica che inizia dal 1961. La precipitazione cumulata media
al di sotto della norma è stata del 22% circa e la temperatura media è salita
di +1,30 °C. Invece, le emissioni totali di gas serra sono diminuite del 17,5%
tra il 1990 e il 2016. Per quanto riguarda la biodiversità, invece, bisogna
tener conto che la fauna italiana vanta oltre 60.000 entità e la flora 8.195
entità di piante vascolari e 3.873 entità non vascolari. Confrontando i nostri
dati con quelli europei, risulta che insetti e ortotteri (cavallette e grilli),
sono il triplo di quelli della Polonia, dieci volte quelli della Norvegia e
Gran Bretagna e oltre centocinquanta volte quelli dell’Islanda. Nonostante ciò,
il livello di minaccia è elevato, considerando che centoventi specie di
vertebrati terrestri sono minacciate per la degradazione e perdita di habitat.
In particolare, corrono maggiori rischi gli anfibi (36%) e i pesci ossei
d’acqua dolce (48%). Muovendo verso l’analisi delle qualità delle acque
interne, quindi fiumi e laghi, è possibile notare che il 75% (su 7.493 fiumi)
raggiunge l'obiettivo di qualità per lo stato chimico e il 43% l’obiettivo di
qualità per lo stato ecologico; su 347 laghi, il 48% raggiunge l'obiettivo di
qualità per lo stato chimico e il 20% raggiunge l’obiettivo di qualità per lo
stato ecologico. Approfondiamo la questione. Per quanto concerne i fiumi, uno
stato ecologico buono è riscontrabile nella Provincia di Bolzano (94%), in
Valle d’Aosta (88%), nella Provincia di Trento (86%) e in Liguria (75%); uno
stato chimico buono è riscontrabile nei fiumi del Molise, Piemonte, Valle
d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e le province
autonome di Trento e Bolzano. Per quanto riguarda i laghi, invece, uno stato
ecologico buono è individuabile in Valle d’Aosta, Provincia di Bolzano (89%) ed
Emilia-Romagna (60%); uno stato chimico buono è individuabile (100%) in Valle
d'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise e nella Provincia di Bolzano.
Procediamo nell’analisi del mare. L’89% circa delle acque costiere di
balneazione riporta un risultato notevole, eccellendo per fattori igienico
sanitari. La migliore performance tocca alla Sardegna, nella quale il 90% delle
acque costiere presenta uno stato chimico “buono”. Analizzando i problemi
legati al rischio idrogeologico, risulta che le frane principali nel 2017 sono
state 172: hanno causato complessivamente cinque vittime, trentun feriti, danni
alla rete stradale e sono avvenute nelle regioni Abruzzo, Campania, Sicilia,
Trentino-Alto Adige, Lombardia e Marche. Inoltre, oltre 6 milioni di abitanti
sono residenti in aree a pericolosità idraulica media e 1,2 milioni di abitanti
vivono in zone a rischio frane. In relazione al rischio sismico, invece, quattro
eventi hanno raggiunto e oltrepassato Magnitudo 5, sedici terremoti hanno avuto
Magnitudo pari o superiore a 4 e nessun evento sismico ha raggiunto Magnitudo
6. Per quanto riguarda gli agenti chimici, l'Italia ne è il terzo produttore in
Europa, dopo Germania e Francia e il decimo nel mondo. Le imprese chimiche nel
nostro paese sono 2.800 e occupano circa 108.000 addetti altamente qualificati,
e l'uso dei prodotti chimici interessa tutti i settori produttivi. In ultimo, è
necessario un accenno alle emissioni in agricoltura e alle aziende bio. Le
emissioni di ammoniaca (NH3) nell’atmosfera, prodotte dal settore agricolo, provengono
soprattutto dall’ampio utilizzo di fertilizzanti, dalle attività intensive
praticate e dalla gestione degli allevamenti. Al 2016, ad esempio, l’agricoltura
era responsabile dell’emissione in atmosfera di 358,47 kt di ammoniaca, cioè il
93,8% del totale nazionale. Buoni risultati per l’agricoltura biologica che, dal
1990, è in crescita e interessa il 15,4% della Superficie Agricola Utilizzata
(SAU) nazionale (il 5,8% delle aziende agricole). Nel 2017 le superfici convertite e quelle in
via di conversione bio ammontavano a 1.908.653 ettari (+6,3% rispetto al 2016).
Le regioni più rappresentative, in questo senso, Sicilia, Puglia, Calabria (insieme
il 46%).
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