L'estrazione di risorse è triplicata dagli anni ‘70 (da 27 miliardi a 92 miliardi di tonnellate), con un aumento di quasi cinque volte dell'impiego di minerali non metallici e un incremento del 45% nell'utilizzo di combustibili fossili.
La situazione non è buona
e potrebbe peggiorare sensibilmente negli anni a venire. Secondo alcuni
approfondimenti, tra quarant’anni circa (entro il 2060), l’utilizzo mondiale di
materia potrebbe raddoppiare, da 92 miliardi di tonnellate (oggi) a quasi 190
miliardi di tonnellate. Invece, le emissioni di gas serra potrebbero aumentare
fino al 43% circa. Ma qual è la correlazione tra i due fenomeni? Vi è qualche nesso
tra l’aumento dell’utilizzo dei combustibili e l’estrazione di materiali con l’incremento
delle emissioni globali di gas serra? Sì, queste attività partecipano per metà delle emissioni totali di gas serra e
per oltre il 90% alla scomparsa della biodiversità.
Tutte queste
informazioni sono riportate nel Global Resources Outlook 2019, realizzato dall’International
Resource Panel, che si occupa dell’impiego delle risorse naturali
e dei modelli di consumo. L’obiettivo? Responsabilizzare i politici per far sì
che vengano prese decisioni “sostenibili”.
Secondo quanto evidenziato nel
resoconto testé citato, "la rapida crescita dell'estrazione di materiali è
il principale responsabile dei cambiamenti climatici e della perdita di
biodiversità”, elemento che avvalora la tesi sopracitata. Inoltre, al 2010 i cambiamenti nell'utilizzo del suolo hanno prodotto
la scomparsa di specie globali di circa l'11%. Joyce Msuya, direttore esecutivo di Un Environment,
afferma che "stiamo scavando attraverso le risorse limitate di questo
Pianeta come se non ci fosse un domani, causando cambiamenti climatici e
perdita di biodiversità lungo il percorso, non ci sarà un domani per molti di noi a meno che non ci fermiamo". Ad esempio, gli Stati più facoltosi necessitano di 9,8 tonnellate di materiali a
persona e, scendendo nel particolare, l'uso di minerali metalliferi è cresciuto
del 2,7% all'anno: di conseguenza, le ricadute sulla salute umana e sul
cambiamento climatico sono raddoppiate durante il periodo 2000-2015. L'utilizzo
di combustibili fossili, da 6 miliardi di tonnellate nel 1970, ha raggiunto 15
miliardi di tonnellate nel 2017. La biomassa, invece, da 9 miliardi di
tonnellate a 24 miliardi di tonnellate.
Cifre spropositate,
numeri spaventosi, dati non confortanti emergono da questi studi. Non è ancora
troppo tardi per invertire la rotta, favorendo l’utilizzo di risorse
rinnovabili.
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