Sì, il primo il primo impianto su scala industriale per riconvertire la plastica poliolefinica non riciclabile in biocarburante verrà costruito in Trentino.
Riplaid (Riconversione di
Materiali Plastici in Idrocarburi), un progetto di Lifenergy
Italia, è frutto di una sinergia attiva tra ricerca e mondo industriale. Sostenuto dalla Provincia
Autonoma di Trento, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler,
la società Demont di Savona e del Cinsa, il progetto prevede di utilizzare la plastica poliolefinica non
riciclabile per ottenere un carburante conforme agli attuali standard, adoperabile
per i motori o per gli impianti industriali. Per un
impiego ridotto, invece, è stato ideato Chrysalis, un
macchinario di dimensioni esigue capace di trasformare i rifiuti plastici in
carburante, diesel o benzina. Gli obiettivi del progetto sono duplici:
da un lato, contrastare l’inquinamento da rifiuti
plastici, dall’altro, fornire
risorse alle comunità più povere del pianeta.
Scendiamo
nel particolare. Chrysalis è un modello di economia
circolare basato sulla pirolisi. La plastica viene ridotta in granuli
e immessa in un reattore chiuso, in seguito riscaldata a una
temperatura di 450° determinando la rottura dei legami molecolari e poi distillata.
Il macchinario riesce a trarre circa 750 grammi di gasolio da un chilo di
plastica, oltre ad un quantitativo di gas necessario per il funzionamento del
macchinario stesso e a residui di carbone. Secondo la voce autorevole di alcuni
esperti, Chrysalis, date le sue esigue dimensioni, potrebbe essere utilizzato direttamente nelle zone
inquinate. Inoltre, un investimento di 50mila euro sarebbe bastevole per
realizzare un prototipo di dimensioni maggiori, in grado di trasformare
fino a 50 kg di materiali in meno di un’ora e mezza.
Samuel Le
Bihan ha evidenziato che l’idea “è incoraggiare la raccolta dei rifiuti
prima che finiscano negli oceani e farlo grazie a un macchinario capace di
produrre carburante”. Il programma si configura quale strumento per aiutare i
Paesi in via di sviluppo”. Inoltre, in questo modo sarebbe più facile rendere consapevoli
i cittadini circa l’importanza di non gettare nell’ambiente i rifiuti
plastici e che da questi ultimi è possibile trarre risorse concrete, come nel
caso sopracitato. Questa è l’economia che ci piace, rispettosa dell’ambiente!
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