La scoperta della tomba di Tutankhamon e la nascita di una "fake news" dura a morire.
La scoperta della tomba di Tutankhamon, avvenuta nel 1922 nella Valle dei
Re, in Egitto, grazie ad un finanziamento di Lord Carnarvon e alle ricerche di
Howard Carter, un archeologo ed egittologo inglese, fu un avvenimento davvero
particolare. La notizia fu così coinvolgente che scatenò un “effetto domino”,
rimbalzando da una testata all’altra e creando una vera e propria “febbre
d’Egitto”.
In seguito a questo
ritrovamento epocale nacque la leggenda della “sfortuna di Tutankhamon”, legata
ad alcune strane iscrizioni che maledicevano i potenziali sacrileghi. “La morte verrà su agili
ali per colui che profanerà la tomba del Faraone” era la più titolata, anche se
mai ritrovata in realtà, oppure “siano disseccate le mani alzate contro di
me", e altre di questo genere. Non avendo mai ritrovato alcun riscontro
rispetto a quanto diffuso dalla stampa, è ovvio che si tratti di una “bufala”,
o meglio una fake news costruita ad arte ed ammantata da un’aura di mistero.
Infatti, qualche mese dopo la scoperta della tomba del faraone-fanciullo, Lord
Carnarvon, il finanziatore, fu punto da un insetto che gli causò una violenta
febbre con annessa polmonite: un mix che non lasciò scampo al lord inglese. La
sua morte venne, inesorabilmente, collegata alla fantomatica maledizione,
contribuendo alla diffusione della stessa.
In quel periodo storico, però, i fatti si svolsero convulsamente, tra
risentimenti nei confronti degli inglesi “colonialisti” e ribellioni contro il
Governo in carica. Dopo alcuni problemi politici, il Governo bloccò l’accesso
alla tomba e Carter abbandonò gli scavi in uno stato precario. Ma al di là di
ulteriori invenzioni ed esagerazioni mediatiche, la “maledizione-bufala” non fece tante altre vittime. Nel decennio successivo al
ritrovamento, morirono sei persone sulle ventisei presenti all’apertura e
nessuna di quelle presenti all’atto di “liberazione” dalle fasce della mummia.
Anche Carter visse a lungo, morendo ben sedici anni dopo.
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