venerdì 15 marzo 2019

Case a un euro per ripopolare i piccoli Comuni!

La ricetta per ridare slancio ai centri cittadini colpiti dal triste esodo.


I piccoli Comuni, luoghi spesso immersi nella tranquillità e meno caotici delle grandi città, si stanno lentamente spopolando. Come fare per arrestare questa emorragia? Un’idea innovativa, che a primo acchito sembrerebbe bizzarra, è la realizzazione di progetti di vendita di case ad un euro. Avete capito bene, un euro. Una proposta studiata sia per il ripopolamento di piccoli centri che per il rilancio delle economie locali. Ma andiamo con ordine.

Dov’è possibile acquistare le case ad un euro? I piccoli centri urbani che rientrano in questa lista sono sparsi su tutto lo stivale: dal Piemonte alla Sicilia, dalla Calabria alla Sardegna. Ma come si acquista una casa? Per comprare una casa vi sono diversi meccanismi già attuati, quali, ad esempio, la vendita ad un euro oppure da una base d’asta di un euro. Inoltre, esistono dei requisiti alla base dell’acquisto, come l’obbligo di ripristinarle (quindi ristrutturarle) affidandosi alla manodopera locale. Ad ogni principio imposto dai Comuni corrisponde una graduatoria e gli immobili vengono consegnati ai richiedenti che conseguono il più elevato.

Per comprendere appieno il fenomeno è necessario analizzare quattro casi diversi. Il primo riguarda il comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, che conta circa duemila anime. In questi giorni, con grande gioia da parte del sindaco Roberto Ameruso, è avvenuta la prima cessione volontaria di un immobile al comune: un primo passo avanti in questo lungo ma stimolante. Il sindaco afferma che “se anche solo una casa sarà recuperata, essa sarà un'abitazione in più che viene tolta all'abbandono e vissuta da chi avrà la volontà di fare i lavori”. Il progetto, illustrato dal primo cittadino, prevede, oltre all’acquisto alla “cifra simbolica”, l’obbligo “di ristrutturare la casa entro tre anni e magari abitarla”.

Attraversando lo Stretto e viaggiando un po’, giungiamo a Mussomeli, centro di dodicimila abitanti in provincia di Caltanissetta. Qui, le autorità locali son riuscite a far partire questo progetto nel 2017, dopo aver tentato già due anni prima. L’assessore ai Lavori Pubblici, Toti Nigrelli, afferma che le richieste sono almeno sessantamila e che sono stati venduti più di 100 immobili con atto notarile. Inoltre, il Comune ha sottoscritto una convenzione con un’agenzia immobiliare affinché accompagni gli interessati a visitare gli appartamenti. E la domanda sembra provenire in misura maggiore dall’estero considerando che solo due immobili sono stati acquistati da italiani, anche se ancora le case disponibili sono cinquecento. L’unico requisito è l’obbligo di terminare i lavori di ristrutturazione entro tre anni. Restando sempre in Sicilia ma camminando verso ovest giungiamo a Gangi, centro di poco più di seimila abitanti, in provincia di Palermo. L’amministrazione comunale ha coinvolto in particolare immobili fatiscenti o pericolanti del centro storico. Gli acquirenti dovranno affrontare, come anche negli altri paesi fin qui analizzati, le spese di ristrutturazione che, però, potrebbero anche essere finanziate per mezzo di incentivi statali o europei. Basta visitare il sito del Comune per avere maggiori informazioni.

Il nostro viaggio termina a Nulvi, cittadina di duemila abitanti in provincia di Sassari. Luigi Cuccureddu, intervistato da Business Insider, afferma che il progetto è stato avviato tre anni fa e che il Comune, per ridar nuova linfa al centro storico, ha dato inizio ad un lavoro certosino di ricerca per contattare i proprietari delle abitazioni fatiscenti. Cuccureddu spiega che “una volta appurata la disponibilità alla cessione, l’immobile viene messo in vetrina sul sito istituzionale di Nulvi e il Comune rimane un ente terzo tra i proprietari e i potenziali acquirenti”. Le richieste giunte finora sono state millecinquecento e gli immobili ceduti tre. Inoltre Nulvi ha preso parte ad un bando regionale, per il quale ha riscosso un milione e centocinquantamila euro di fondi pubblici per acquisire sette fabbricati da convertire in albergo diffuso per un totale di trentotto posti letto.

Quali ricadute positive? Mettere in vendita questi edifici trascurati ad un prezzo irrisorio, con il solo obbligo di ristrutturarlo entro un limite di tempo più o meno breve, può dar luogo alla riqualificazione di aree ormai abbandonate, riconsegnando vivacità e allegria a questi piccoli centri cittadini. Inoltre, cedere stabili in condizioni pessime è conveniente, poiché si evitano eventuali spese esose. In ultimo, l’interesse manifestato sovente da acquirenti stranieri può dare un impulso turistico maggiore i nostri borghi.

                                              alcuni dei comuni interessati

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