Le cronache recenti hanno
evidenziato come il fenomeno delle frodi alimentari sia piuttosto diffuso. Per
questo motivo, Enea ha deciso di impegnarsi per combattere queste vere e
proprie “truffe”, attraverso la realizzazione di “Safefood”, un dispositivo laser portatile per uno screening affidabile
e veloce della qualità del cibo che ogni giorno ingeriamo. Nell’ambito del progetto “Techea”, per il
quale Enea ha assegnato un milione di euro, nei laboratori si lavora a due
diversi prototipi, di cui uno rivolto ai controlli di qualità nell’industria alimentare, e un altro destinato alle attività ispettive dei vari organi
di controllo.
Ma come funzionano questi strumenti?
Questi dispositivi si basano su una tecnologia laser (spettroscopia laser fotoacustica) che utilizza suono e luce per riscontrare
eventuali sostanze nocive, che l’etichetta non riporta. In soldoni, si “scarica”
un fascio laser a infrarosso sul campione e, una volta riscaldato, quest’ultimo
si espande e genera un’onda di pressione, che viene udita come suono per mezzo
di un microfono. Da un lato, quello indirizzato all’industria alimentare è
stato pensato quale elemento integrante del processo industriale, dall’altro, il
dispositivo desinato alle attività ispettive si presenta alquanto maneggevole,
di facile utilizzo e grande all’incirca quanto una ventiquattrore. In
particolar modo, quest’ultimo strumento è una sorta di “laboratorio in scala”,
nel quale è sufficiente inserire un esiguo campione alimentare per avere una
risposta veloce e completa: questa caratteristica lo rende idoneo ai controlli
rapidi nelle mense, nei supermercati, nelle botteghe o negli ospedali.
Già testata su alimenti di grandi consumo
quali latte in polvere, olio d’oliva, pesce e bibite varie, questa tecnologia
ha ottenuto risultativi positivi: ad esempio, nelle bibite (analcoliche e
succhi di frutta), il sistema consente l’identificazione di cinque dolcificanti
non dichiarati in etichetta come glucosio, aspartame, fruttosio, saccarosio e
maltosio; o nel latte in polvere
permette la rilevazione di eventuale contaminazione da melammina, una sostanza
usata per produrre la plastica che provoca enormi danni renali nei neonati; o ancora
nel pesce, che sia inscatolato o
fresco, lo strumento ha indicato la presenza di istamina, molecola tossica che si riscontra quando il pesce è
stato pescato da molti giorni o conservato in maniera non idonea.
Una vera e propria rivoluzione nel campo del controllo alimentare, in
grado di combattere gli espedienti più disparati messi in atto da coloro che
non hanno a cuore la salute altrui. Luca Fiorani, responsabile del
progetto TECHEA e del laboratorio ENEA “Diagnostiche e metrologia”, afferma che
“attualmente non esistono in commercio strumenti con queste caratteristiche,
infatti i controlli antifrode vengono fatti in laboratorio con analisi costose,
lunghe e complesse che richiedono personale specializzato”. Possiamo dirci
davvero soddisfatti di questo passo avanti.
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